Monday, January 22, 2007

PENELOPE FITZGERALD
La casa sull’acqua
Sellerio, pagg.189, € 9,00
Traduzione di Masolino d’Amico

C’è di sicuro grande fascino in un’esistenza vissuta ai limiti della società. C’è chi, ai limiti, sta fisicamente, e non solo in senso figurato. I bizzarri personaggi di Penelope Fitzgerald sono tra questi: le loro dimore sono delle house-boats, barche mai usate per navigare, sempre ancorate ai moli del Battersea Reach londinese. La terraferma è lì accanto, eppure è un altro mondo. Lontana è anche la Swinging London degli anni Sessanta (il romanzo è ambientato in quel periodo), ironicamente evocata in un passaggio. L’ambiente è bohémien, ma è un bohémien dei poveri, lontano dal mito. Lo popola un gruppo di adulti dai conflitti irrisolti e dall’esistenza precaria come le loro amate ma decrepite abitazioni, e due bambine che, per reazione, hanno imparato presto a cavarsela con destrezza da sole.
La Fitzgerald è un’autrice che ha esordito già avanti negli anni con immediato successo, e che, con i suoi libri sempre contenuti nella lunghezza, ha conquistato fama di finissima miniaturista di storie umane. Eppure, se qui di miniatura si tratta, si ha l’impressione che le figura siano troppo piccole e distanti, sembra di non vedere del tutto distintamente ciò che avviene, e appassionarsi è difficile. La traduzione non aiuta, impacciata (o riluttante?) nel rendere quella che nella scrittura dell’autrice doveva essere una naturale colloquialità. Whistler, oggetto dello scherno di una delle bambine in visita alla Tate Gallery, è in realtà più vicino al mondo della Casa sull’acqua di quanto non sembri, con l’armonica compostezza dei suoi dipinti marini.
E quando la storia acquista finalmente mordente e intensità, il finale aperto sembra arrivare troppo precocemente, lasciandoci con il desiderio frustrato di poter seguire ancora i personaggi, e nel rimpianto delle potenzialità intraviste di un romanzo gradevole ma non incisivo.

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