Monday, January 22, 2007

GABRIEL GARCIA MARQUEZ
Memoria delle mie puttane tristi
Mondadori, pp. 141, €14
Traduzione di Angelo Morino

Un’altra truffa da parte dei colossi dell’editoria? Il formato dell’ultimo libro del premio Nobel colombiano parla da sé: dimensioni all’osso e caratteri enormi per confezionare qualcosa che assomigli a un bell’hardback e non troppo a un libello e venderlo a 14 euro. Risultato: sembra un libro-bonsai.
Il romanzo in sé è la storia di un giornalista senza qualità e senza amore, da sempre dedito al sesso mercenario, che per celebrare il compimento dei novant’anni decide di regalarsi una notte con una vergine. L’incontro non va secondo copione e l’anziano uomo scopre per la prima volta un sentimento d’amore, per la ragazza e insieme per la giovinezza lontana e dimenticata. Inaspettatamente, la sua vita rifiorisce quando dovrebbe iniziarne il declino.
Da Garcia Marquez non ci si può aspettare un libro mal scritto, e infatti a salvare Memoria è la maestria dell’autore, che ne fa una lettura abbastanza piacevole, condita dalla discreta autoironia con cui il vecchio narratore racconta la strana condizione di vivere in una società di cui si è ormai l’elemento più anziano. Il romanzo sconta però la mancanza di originalità della storia, non compensata da una forte intensità di sentimenti e sensazioni. Altro non è che una fantasia autoindulgente su una giovane che come personaggio in sé non ha peso: esiste solo la visione di lei attraverso gli occhi dell’uomo, egoisticamente. Non è un caso che l’oggetto del suo desiderio sia visto prevalentemente nei momenti in cui è addormentato e passivo. Si sospetta che la stessa autoindulgenza appartenga al celebrato scrittore, che attraverso la voce narrante dell’anonimo protagonista racconta in prima persona il proprio desiderio di vitalità nel momento in cui è anziano e minato dalla malattia. Nonostante il titolo e un linguaggio esplicito, nel romanzo c’è in realtà poco di provocatorio o scomodo.

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