Wednesday, April 15, 2009

John Banville
Isola con fantasmi
Traduzione di Irene Abigail Piccinini
Guanda
pagine 250, € 15

L’isola è un luogo dal fascino innato, ammantato di mistero, un archetipo che suggerisce solitudine e condizioni estreme dell’io. Una location perfetta per storie fantastiche ed enigmatiche ai limiti del metafisico, in una tradizione che va dall’Odissea a thriller recenti (L’isola della paura di Lehane, Orrore sull’isola di Mo Hayder) fino al fenomeno televisivo Lost.
Isola con fantasmi, opera del 1993 del maestro irlandese Banville, si inserisce in questo filone con una variante complessa e colta. Il romanzo si apre con il naufragio di sette eterogenei personaggi su un’isola del mare d’Irlanda, in un momento temporale imprecisato. Ad attenderli, sembrerebbe, sono il professor Kreutznaer, esperto d’arte al lavoro su un enigmatico quadro del Settecento intitolato Le monde d’or, il grottesco servitore Licht e il narratore, un ex-galeotto ora assistente del professore, che rimane senza nome. I sette naufraghi sembrano essere incarnazioni dei personaggi in scena nel dipinto, mentre uno di loro e Kreutznaer apparentemente si sono conosciuti in passato. Quella che si apre come una vicenda gotica in attesa di risoluzione finale, si rivela progressivamente un accumulo di misteri che si rincorrono in circolo. La chiave potrebbe trovarsi nella mente del narratore, che ripercorre gli eventi che l’hanno portato sull’isola e che è alla ricerca di se stesso, in un costante confronto con i fantasmi del proprio passato. Si susseguono immagini di specularità, duplicità, realtà alternative, a suggerire che l’unità è un’illusione, ed è perciò inutile affannarsi su una soluzione o attendere un colpo di scena che rimetta tutti gli elementi a posto.
La scrittura di Banville è raffinata, sensuale, incline alla sinestesia, ricca di riferimenti colti e di rimandi a opere precedenti dello scrittore. Si tratta di metaletteratura ancor prima che di narrativa, di arte che si interroga sullo scopo dell’arte e sulla sua efficacia nel sondare il mistero della vita umana. Un’opera ambiziosa, e tuttavia eccessivamente filosofica ed eterea.