Monday, January 22, 2007

LUIS SEPULVEDA
Il mondo alla fine del mondo
Guanda, pp. 127, €13,00
Traduzione di Ilide Carmignani

Luis Sepúlveda si rifà alla sua personale esperienza – è stato uno dei più noti corrispondenti della stampa tedesca sulle imprese di Greenpeace – per dare corpo a questo racconto che unisce l’avventura romanzesca all’indagine d’attualità. La vicenda si svolge nel 1988, quando un’agenzia giornalistica legata all’associazione ambientalista riceve un fax che informa di una nave giapponese che ha perso buona parte dell’equipaggio e subìto altri gravi danni. Il protagonista è un giornalista, esule dal Cile come lo stesso autore, che decide di dedicarsi al caso, affidandosi a un vecchio e schivo capitano con il quale tornerà sui mari della sua terra d’origine. Scopre così che l’imbarcazione altro non è una nave baleniera ufficialmente demolita, che può così esercitare impunemente la sua illegale attività.
La scrittura di Sepúlveda è di quelli semplici e dirette che raggiungono grandi fette di pubblico. E’ sinceramente innamorato di ciò che racconta, e questo libro non smentisce questo amore. Egli trasporta il lettore passo per passo nel viaggio del suo indomito reporter: elenca luoghi, traccia itinerari, cita termini locali, narra l’affascinante marginalità di quella che è davvero “la fine della fine del mondo”. Non basta però essere fedeli al proprio materiale, per quanto interessante, per creare un buon racconto. Sepúlveda pensa evidentemente che enunciare il mito voglia dire farlo vivere anche a chi legge, ma non riesce a dargli concretezza e cade spesso nella retorica e nella noia. A perderci è proprio il tema ecologista: sì, ci sono navi che sterminano liberamente animali in via d’estinzione nei modi più barbari, ma non potremmo saperne di più? Paradossalmente, quella che dovrebbe essere un’indagine finisce per non portare alla luce nulla di nuovo.
Una nota sull’edizione: Guanda ripresenta sul mercato un libro uscito appena un anno fa da Tea a un prezzo di €6,50: l’esatta metà di questo.

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