Monday, January 22, 2007

PATRICK McGRATH
Port Mungo
Bompiani, pp. 300, € 16
(traduzione di Alberto Cristofori)

Port Mungo è la storia di un triangolo. E di un mistero. O meglio, non ci sono misteri, piuttosto segreti e persone che li custodiscono, come ripete la narratrice. Segreti che ella stessa non riuscirà mai a cogliere del tutto, perché il suo ruolo è quello della spettatrice: Gin, questo il suo nome, si insinua come uno spettro tra le vicende altrui, anzi, come la zitella che vive di riflesso la propria vita e cerca di tenersi in una posizione marginale, neutrale. Ma attenzione, bisogna diffidare di chi resta in disparte, e soprattutto da chi è mosso dall’invidia: invidia verso un mondo, descritto con nitida credibilità da McGrath, di artisti impulsivi, rapaci, viziati, il cui principale capriccio è il tormento esistenziale. Un mondo che appare come una gabbia rovente di anime che non trovano pace, ma tuttavia vivo, vitale e affascinante: almeno per chi sta al di fuori, per la narratrice e per tutti noi, che siamo i lettori ipocriti, gli sciacalli dei drammi altrui messi su carta.
Nei rapporti tra Gin e il fratello, ovvero il protagonista, il pittore tropicalista Jack, si infila prepotentemente Freud, così come in quello che unisce attraverso vari inquieti decenni Jack e la sua musa, la femme fatale ubriacona Vera. Le tre punte del triangolo cui si accennava sono appunto Jack, Gin e Vera, ma del posto occupato da quest’ultima non si può parlare diffusamente senza rovinare al lettore il piacere della scoperta delle complesse dinamiche che agitano questo romanzo di McGrath.
Il gotico, dai tempi delle infestazioni walpoliane, si è rivelato sempre più una categoria dell’anima, capace di resistere a mutamenti epocali: qua arriva a insinuarsi persino negli indolenti ambienti caraibici come nella New York dei loft freddi ed eleganti. Quello che non perde è la sua dimensione intima, inesorabilmente cupa, capace di brividi a tradimento. (Una nota di biasimo va ai curatori dell’edizione italiana, piena di vistosi refusi. Addirittura una frase risulta incomprensibile).

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