Monday, January 22, 2007

DAVID GROSSMAN
Col corpo capisco
Mondadori, pp. 301, € 17,00

Brutta bestia la gelosia. Guardate a cosa spinge un autore apprezzato come David Grossman, scrittore di Gerusalemme che dall’impegno politico è passato a concentrarsi sempre di più sulla sfera delle relazioni intime, come testimonia Che tu sia per me il coltello. Nel primo racconto dei due di questo nuovo lavoro Shaul è un accademico che da dieci anni vive fantasticando sugli incontri dell’amata moglie con un altro uomo, Paul. Cosa fanno la donna e l’amante, ogni giorno dell’anno da dieci anni? Non ci vuole molta immaginazione (complimenti, comunque). I loro sono rendez-vous dall’erotismo patinato (naturale, sono fantasie maschili), ma anche incontri profondi di due anime i cui silenzi sono più pregnanti delle parole (espressi da puntini di sospensione come piovessero). “Eccomi, sono qui per te, così come sono veramente, sbucciami”, si offre lei. Ma ogni tanto le viene anche voglia di ballare, lo dice a Paul, Paul ride sorpreso (il lettore no). Tra una fantasticheria e l’altra la mente di Shaul si intrattiene anche in digressioni oniriche in cui emerge il lato animale della faccenda, il “soffio bestiale e volgare” del desiderio virile.
Cosa ha capito Shaul? Che “lei ama entrambi ma ... in fondo c'è una differenza tra l'amore per il marito e quello per l'altro uomo”, e perciò soffre anche lei. E che, attenzione, “Shaul era una pasta su cui lei poggiava con forza un bicchiere ricavandone cerchi di Paul”.
La storia procede prevedibile, con la levità di uno schiacciasassi letterario, il ritmo ha una monotonia implacabile, l’erotismo soccombe sotto il peso delle metafore e dell’incombenza di essere Grande Letteratura: mai un momento che non sia lirico, pregnante, gravoso. (Quale lirismo avranno poi “cerotti sul cuore” e lupi affamati che escono dalle nebbie mentali?) In realtà, della carne e del tormento cui si aspira non resta che uno scheletro di parole vuote, senza sostanza.
Il secondo racconto cambia nella vicenda ma non nello stile: “questioni di vita o di morte”, sempre riconosciute nel momento in cui si presentano, l’anima, che addirittura “si inarca”, e il corpo suo tramite. E “vasetti di marmellata d’orgoglio allineati sugli scaffali”...

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