Monday, January 22, 2007

MARCO BELPOLITI
Doppio zero. Una mappa portatile della contemporaneità
Einaudi, pp. 262, € 10,80.

Il pattern, in inglese, è il modello decorativo, la disposizione di colori, linee e forme, lo schema ricorrente, per esempio nella psicologia.
Questo libro particolare e denso, sempre di agile lettura, esplora gli “schemi ricorrenti” del mondo che ci circonda, i modelli, i segni. Se alcuni esistono da sempre, altri, quelli maggiormente scandagliati dall’autore, sono i segni del tempo che stiamo vivendo, gli indizi su cui basare le nostre ipotesi sul futuro che ci aspetta sulla soglia.
Belpoliti è un osservatore curioso, che ha scritto di antropologia, arti, filosofia e scienza, un saggista poco portato all’astrazione, che preferisce piuttosto evocare immagini. Ogni capitolo è come un pattern in cui l’autore accompagna il ns occhio: 43 pattern, suddivisi in varie categorie: Corpi Elementi Segni Interfacce Istantanee Cromie Metropoli Identità, e per finire i profili di importanti menti del nostro tempo come Caillois, Augé, Chatwin. Belpoliti però non si appoggia esclusivamente ai soliti noti: al contrario, va a pescare spunti impensati in libri poco noti. E sono spunti ricchissimi e stimolanti, che aprono percorsi di pensiero dove pensavamo non ce ne fossero. La sua visione ci restituisce l’immagine di un mondo dalla grande ricchezza multisensoriale: ritmi che scandiscono ogni elemento della natura, tri-dimensionalità che diventano bi-, corpi come tabule rase su cui scrivere ed edifici simili a corpi tatuati, città ridisegnate dal computer, il rapporto tra occhio, luce e colore, nuove idee di identità nazionale, arte del disgusto e merci attraenti negli iper-mercati... E non mancano il villaggio globale, il cyber-spazio gibsoniano, la schiuma del cappuccino e la polvere incubo della massaia.
Un saggio dal pensiero globale come si addice ai nostri tempi, con qualche ipotesi che può suonare troppo fantasiosa: ma si sa, la realtà, prima o poi, supera sempre la fantasia e il mondo ultimamente assomiglia sempre più ad un’installazione di arte moderna.

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