Thursday, April 19, 2012

Ann Patchett
Stupori
Traduzione di Silvia Piraccini
Ponte alle Grazie
Pagine 400, € 18,60

Il romanzo precedente di Ann Patchett, nota al pubblico soprattutto per Belcanto, era Corri (recensito sull’ultimo numero del 2008), una storia ambiziosa nelle tematiche ma meno grandiosa rispetto alle intenzioni. Ecco invece che con Stupori (più evocativo il titolo originale, State of Wonder) l’autrice realizza un’opera riuscita, complessa e imprevedibile. Marina Singh, farmacologa al soldo di una azienda del Minnesota, parte da sola per l’Amazzonia alla ricerca della geniale dottoressa Swenson (un tempo sua insegnante), che sta lavorando su un progetto collegato alla fertilità di cui in patria non si sa più niente. Suo scopo principale è tuttavia capire cosa è successo al collega e amico Anders, dato per morto in circostanze misteriose. Verranno alla luce fatti che hanno del miracoloso ed esperimenti al limite dell’eticità.
Se quello di Marina, come ci si può aspettare, è soprattutto un viaggio interiore, di confronto con insicurezze passate, desideri, traumi personali, altrettanto colpisce, in Stupori, la vividezza degli ambienti reali. La prima tappa della protagonista è una Manaus torrida e respingente, popolata da tuttofare locali, bambini smarriti e stranieri bohemien annoiati, anticamera del vero posto “altro” che è la giungla. Immensa e incomprensibile, lussureggiante ma claustrofobica, essa è solo apparentemente tutta uguale: in realtà ciascuna delle tribù è un mondo a sé, e Marina, nonostante le barriere comunicative, viene “adottata” da uno di questi. Il suo è un addentrarsi in un luogo dove il mistero esiste ancora e l’abisso, per dirla con Nietzsche, guarda in noi, dove i punti di riferimento sociali e morali vengono meno riducendo le persone alla loro essenza, mente, cuore e mani. Ann Patchett ha grande talento nel riprodurre comportamenti e dialoghi umani, cogliendone complessità e ambiguità non senza una traccia di ironia.
John Brandon
Dark Florida
Traduzione di Luca Fusari
Giano
Pagine 240, € 16,50

Un clima torrido e soffocante avvolge tutti i protagonisti di questa opera seconda, ambientata nella Citrus County evocata dal titolo originale. A partire dal disilluso quattordicenne Toby, orfano che vive con uno zio depresso che lo trascura, a Shelby, sua compagna e poi fidanzatina, fino a Hibma, professore per caso il quale si sente più vicino ai propri alunni che agli adulti. Il ragazzo, considerato da tutti il tipico teppistello white trash, aspetta di avere un segno che gli indichi come dimostrare di elevarsi a vero Malvagio; il suo piano si compie quando, trovato un bunker in mezzo al bosco, decide di sequestrare la sorellina di Shelby e portarla lì. Shelby, dal canto suo, sfoga la propria impotenza in seguito a questo evento tramite atti distruttivi (che gli adulti, naturalmente, attribuiscono all’influenza delle sue “cattive frequentazioni”) mentre cerca complicità e affetto nel ruvido Toby, confuso dai sentimenti di lei.
I personaggi del romanzo, tutti eccentrici outsider, vivono soprattutto nella loro mente. Presi da fantasie oscure e bisognosi di fare qualcosa, qualsiasi cosa, per cambiare una quotidianità deprimente e dimostrare a se stessi di poter prendere in mano la propria vita. Se Toby segue il proprio folle piano, Hibma progetta invece di uccidere una collega tronfia e zelante. Difficile catalogarli come buoni o cattivi, dato che ci ispirano allo stesso tempo inquietudine e tenerezza, distanza ed empatia. Dark Florida è una lettura disturbante, pervasa di nichilismo ma anche di umorismo cinico (unico punto debole sono i personaggi di contorno, che sembrano macchiette). La scrittura di John Brandon scrittura è asciutta e anti-sentimentale, precisa e autoconsapevole senza tuttavia scadere nell’aridità. Alla soggettività del lettore resta decidere se ci sia un barlume di speranza nel pantano di queste vite fatalmente perdute.