Monday, January 22, 2007

Monica Ali
Alentejo blu
Pagg. 255, EURO 15,00
Tropea

Mamarrosa è un villaggio del Portogallo di quelli che si definiscono “fermi nel tempo”. In Alentejo blu, secondo romanzo di Monica Ali dopo Sette mari e tredici fiumi, esso è teatro dei tormenti esistenziali di personaggi diversi, separati da età, provenienza, esperienze. Dalla giovane Teresa, desiderosa di cambiare vita a Londra, ai locali, depositari della memoria storica del posto, alla coppia di turisti in crisi prima del matrimonio, fino alla famiglia disfunzionale inglese e allo scrittore straniero in cerca di nuova ispirazione, tutti lottano per uscire da una situazione di stasi che sembra di respirare attraverso l’aria del posto. Gli abitanti del villaggio attendono il ritorno di Marco Alfonso Rodrigues, una figura mitizzata, che ha lasciato Mamarrosa da anni e si dice abbia fatto fortuna. Il suo arrivo coincide con una festa che riunirà per un po’ tutti i protagonisti e le loro storie: una conclusione non risolutiva, una mancata catarsi, un anti-climax. Di Marco Afonso non si saprà molto più di prima e la funzione del suo personaggio appare debole e poco chiara.
All’inizio del romanzo, con l’evocazione degli orrori della dittatura di Salazar, fa capolino la Storia con la S maiuscola, ma diventa ben presto chiaro che il vero interesse dell’autrice è rivolto alle storie individuali, ognuna con il proprio carico di ennui, con il proprio fardello sulle spalle. Monica Ali è un’attenta osservatrice: i suoi personaggi ingaggiano dialoghi dal sapore di vita vissuta, e di ciascuno coglie peculiarità e tic. E’ una scrittura precisa, colta, ma eccessivamente auto-consapevole e distaccata, che stenta a coinvolgere davvero il lettore. Molte sono le frasi tagliate come aforismi, che suscitano ammirazione per il loro acume, molte le ellissi utilizzate ad arte, con pudore. Un dipinto vivido ma che non resta nel profondo.

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