Monday, January 22, 2007

AZAR NAFISI
Leggere Lolita a Teheran
Adelphi, pp. 380, € 18
(Traduzione di Roberto Serrai)

Azar Nafisi ha scritto un libro che un termine inglese definirebbe bene, inspirational. Tra i saggi recenti imperniati sulla letteratura potrebbe essere accostato a “Perché scrivere romanzi?” di Franzen, in Come stare soli, ugualmente personale, appassionato e stimolante. Dalle memorie di questa insegnante di “letteratura straniera” in Iran, che sono un lucido compendio di più di vent’anni di storia recente del suo paese, emerge un grande concetto: la letteratura è la entità perfettamente democratica, e toglierle la voce è come privare di una parte di ossigeno l’intera collettività. Lo vediamo quando l’autrice si ritrova divisa tra le assurde restrizioni della “rivoluzione islamica” e i furori dei controrivoluzionari di sinistra, che non vorrebbero più occuparsi di autori “borghesi” come Shakespeare e Racine: tra due forze, quindi, ugualmente estremiste e pronte ad annullare il dialogo. La letteratura, in questo scenario di fanatismi, rappresenta la libertà: è la “indipendenza di pensiero” che, secondo il citato Henry James, “consente all’artista l’assalto a infiniti modi di essere”, ma è anche la libertà dei lettori di accedere a questi modi di essere e potervisi confrontare. Quello che fa paura al governo khomeinista è proprio questa “infinità” che rende possibile l’ambiguità e il dubbio, questa capacità di pensiero individuale che i regimi totalitari vorrebbero sempre prerogativa di pochi.
E la libertà è la sensazione che ritrovano, insieme al piacere dell’immaginazione e di sentirsi vive, insegnante e studentesse al seminario “proibito” dedicato a Lolita ricordato nella prima parte.
Sarebbe curioso, in un paese come il nostro in cui i libri sono poco amati, associati allo snobismo culturale e a scaffali polverosi, vedere che effetto fa conoscere una realtà in cui Ragione e sentimento e Camera con vista non sono presenze scontate, ma oggetti del desiderio, portatori di un valore che non viene dato, ormai, quasi più a nulla...

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