Monday, January 22, 2007

MICHAEL CHABON
Soluzione finale
Rizzoli, pp. 166, €12
Traduzione di Luciana Crepax

In questo romanzo ci sono un bambino e un vecchio, ma non c’è scontro generazionale, né un tenero rapporto in stile nonno-nipote o alcuna facile “soluzione finale” tra di loro. Il vecchio vive isolato, tenendosi ben lontano dagli orrori del secondo conflitto mondiale che impazza, è quasi spezzato dal peso dagli anni ma a mantenerlo vivo ha una intelligenza invincibile, quasi sovrumana. Potrebbe essere, intuiamo, il celebre Sherlock Holmes. Linus, il bambino, pur così giovane è già stato invece spezzato: dalla ferocia del nazismo, nella natia Germania. Ha perduto la propria famiglia e la patria, e lo shock gli ha tolto la capacità di parlare. Ha come unico amico un pappagallo che ripete in continuazione una misteriosa sequela di numeri. L’animale verrà rapito: chi è coinvolto, tra i personaggi che popolano la cittadina inglese dove Linus ha trovato ospitalità?
E’ un piccolo giallo, o un tipico romanzo con “pretesto giallo”, quello confezionato da Michael Chabon, che fa incontrare la storia reale con uno dei miti dell’immaginario collettivo, il detective che riesce a prevalere con la propria infallibile logica sul caos del mondo. Ma come appare chiaro all’investigatore da quando la vista di un bambino solitario lo fa uscire dal microcosmo della propria casa e dalla propria aurea indifferenza, “la verità esiste solo nella mente di chi la vuole trovare”.
Al di là della dimensione romanzesca e della sua narrazione volutamente composta ed elegante, da lettura d’altri tempi, Soluzione finale accenna a dilemmi che affondano le radici nel profondo della natura umana. E’ un romanzo popolato da personaggi afflitti dall’incapacità di comunicare e che soccombono sotto il peso dei drammi di ogni giorno. Costruito con estrema ingegnosità da un autore che, tuttavia, potrebbe tenere qualche lettore a distanza con un eccesso di consapevolezza.

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