Sunday, June 30, 2013

Chris Adrian
La grande notte
Traduzione di Eva Kampmann
Einaudi
Pagine 344, € 18,70

Notte del solstizio d’estate. Tre personaggi nella San Francisco odierna sono diretti a una festa e per raggiungerla attraversano il suggestivo Buena Vista Park. Si tratta di Henry, tormentato dall’abbandono dell’amato Bobby, Will, che tenta di riconquistare l’enigmatica Carolina, e Molly, che ancora soffre per il misterioso suicidio del fidanzato Ryan. Non giungeranno mai a destinazione, e invece si troveranno invischiati nella Grande Notte, ovvero la Midsummer Night shakespeariana. Già, perché la storia include tra i suoi attori anche una Titania diventata madre adottiva di un bambino terreno, morto per malattia in un comune ospedale. Per la prima volta anche la Regina delle Fate, abbandonata anche da Oberon, si consuma di dolore umano e lancia una minaccia potenzialmente distruttiva per il suo mondo e per il nostro.
L’opera di Chris Adrian è assai ambiziosa: una sorta di cupa rilettura (molto libera) di Sogno di una notte di mezza estate in chiave urban fantasy. I protagonisti umani, le cui vicende sono inaspettatamente legate tra di loro, sono tutti e tre segnati da gravi perdite e traumi passati con cui devono fare i conti. Si perdono nel bucolico Buena Vista e dentro se stessi, durante una nottata surreale di follia ed eros. Il punto è che quando Adrian rievoca in flashback il loro passato è nitido, psicologicamente preciso e coinvolgente; quando invece i tre si trovano faccia a faccia con i propri demoni, la narrativa, che dovrebbe decollare, diventa pesante e statica. Come se l’autore non riuscisse a gestire e rendere vivido il caos portato da Titania, fate e creature bizzarre, così che la storia finisce per soffocare sotto un eccesso di simbolismo ed eccentricità. Chris Adrian, oncologo e autore di vari romanzi e racconti, è stato osannato in anni recenti come uno dei migliori autori sotto i quaranta. Indubbiamente questo libro svela un grande potenziale, ma l’impressione è che ci siano troppi elementi in gioco e non abbastanza alchimia per suscitare la magia che si vorrebbe creare.

Friday, April 19, 2013


Grace McCleen
Il posto dei miracoli
Traduzione di Norman Gobetti
Einaudi
Pagine 280, € 18

Judith è una bambina di dieci anni, che vive con il padre vedovo in una squallida cittadina operaia inglese (in un decennio apparentemente lontano dal nostro). I due appartengono a una setta fondamentalista, passano il tempo predicando la fine del mondo porta a porta e non hanno la tv. Judith, come è prevedibile, viene considerata strana da alcuni compagni di scuola ed è oggetto del loro bullismo. Quello che costoro non sanno è che la bambina, in camera sua, costruisce un mondo in miniatura – la “Terra dell’Adornamento” – utilizzando materiali di scarto: case, alberi, persone e tutto quello che le viene in mente. Per caso Judith scopre che tramite le sue creazioni riesce a far accadere eventi, anzi “miracoli”. Dal momento della scoperta inizia a sentire la voce di Dio e a dialogare con lui... Sarà l’inizio di una catena di avvenimenti impossibile da fermare.
Il posto dei miracoli è il primo romanzo della McCleen, giustamente accolto con grande favore. La voce narrante di Judith ci porta nel mondo angusto di una bambina che vive un’infanzia solitaria, oppressa dal senso di colpa per la morte della madre e dal rapporto con un padre che non sa esprimere il proprio affetto. La piccola protagonista cerca di interpretare ciò che avviene fuori dalla propria stanza usando i pochi punti di riferimento che possiede, e la “Terra dell’Adornamento” è il suo unico, obliquo mezzo per agire attivamente sulla realtà. Si tratta di un’opera d’esordio originale e toccante, credibile e narrata con sicurezza (a parte qualche trascurabile cliché). Evita note sdolcinate, e anzi mostra il lato dark dell’infanzia, quanto possano essere estremi e profondi i sentimenti di un bambino. La McCleen maneggia del materiale potenzialmente esplosivo – una religiosità rigida, bullismo e conflitti sociali, il dilemma sulla natura di Dio (è una voce nella nostra testa, il segno di un disagio mentale?) – con grazia e umanità. Triste, ma con un raggio di speranza.

Thursday, February 14, 2013


Lucy Clarke
Le sorelle dell’oceano
Traduzione di Ada Arduini
Neri Pozza
Pagine 340, € 17

Katie è la sorella maggiore, Mia la minore. La prima è equilibrata, affidabile, prudente, la seconda inquieta, insoddisfatta, ribelle. Dopo la scomparsa della madre, vivono insieme. Mia, partita per un viaggio avventuroso sulle coste di diversi Paesi in compagnia del suo migliore amico, viene trovata morta a Bali, ai piedi di una scogliera, il caso archiviato come suicidio. Ma Katie non crede che la ragazza possa aver compiuto davvero un tale gesto e, complice il diario della defunta, inizia a ripercorrere le sue tracce alla ricerca della verità. E di verità ne troverà molte: sulla sorella, su di sé, sulla loro famiglia, sugli uomini della loro vita. Confrontandosi con il ricordo di Mia, inevitabilmente cambierà anche lei.
L’autrice è una trentenne esordiente inglese, evidentemente affascinata dai viaggi e dalla diaristica. La premessa del romanzo è intrigante e i primi capitoli incuriosiscono, ma nel complesso si tratta di un’opera dozzinale, in cui manca proprio quel senso di mistero che si vorrebbe evocare. I personaggi non vanno al di là della bidimensionalità: Katie è quella che si sacrifica e Mia quella che fugge, ovvio; le due si vogliono bene e si odiano insieme, naturale; la maggiore ha all’orizzonte un (forse) solido matrimonio, mentre l’altra si innamora di bei tenebrosi che la respingono. E naturalmente c’è il mare: una non può che amarlo, l’altra ne ha paura. L’intreccio è curato, persino troppo, ricco com’è di grandi rivelazioni, segreti, ossessioni, triangoli amorosi, il tutto con un retrogusto artificiale. L’impressione è che ci sia troppa carne al fuoco, eppure la storia riesce lo stesso a diventare prevedibile verso la conclusione. La quale non può essere altro che una scena madre, invero piuttosto forzata, in cui la memoria di Mia verrà ripulita di qualsiasi asprezza (non sia mai).