Thursday, February 14, 2013


Lucy Clarke
Le sorelle dell’oceano
Traduzione di Ada Arduini
Neri Pozza
Pagine 340, € 17

Katie è la sorella maggiore, Mia la minore. La prima è equilibrata, affidabile, prudente, la seconda inquieta, insoddisfatta, ribelle. Dopo la scomparsa della madre, vivono insieme. Mia, partita per un viaggio avventuroso sulle coste di diversi Paesi in compagnia del suo migliore amico, viene trovata morta a Bali, ai piedi di una scogliera, il caso archiviato come suicidio. Ma Katie non crede che la ragazza possa aver compiuto davvero un tale gesto e, complice il diario della defunta, inizia a ripercorrere le sue tracce alla ricerca della verità. E di verità ne troverà molte: sulla sorella, su di sé, sulla loro famiglia, sugli uomini della loro vita. Confrontandosi con il ricordo di Mia, inevitabilmente cambierà anche lei.
L’autrice è una trentenne esordiente inglese, evidentemente affascinata dai viaggi e dalla diaristica. La premessa del romanzo è intrigante e i primi capitoli incuriosiscono, ma nel complesso si tratta di un’opera dozzinale, in cui manca proprio quel senso di mistero che si vorrebbe evocare. I personaggi non vanno al di là della bidimensionalità: Katie è quella che si sacrifica e Mia quella che fugge, ovvio; le due si vogliono bene e si odiano insieme, naturale; la maggiore ha all’orizzonte un (forse) solido matrimonio, mentre l’altra si innamora di bei tenebrosi che la respingono. E naturalmente c’è il mare: una non può che amarlo, l’altra ne ha paura. L’intreccio è curato, persino troppo, ricco com’è di grandi rivelazioni, segreti, ossessioni, triangoli amorosi, il tutto con un retrogusto artificiale. L’impressione è che ci sia troppa carne al fuoco, eppure la storia riesce lo stesso a diventare prevedibile verso la conclusione. La quale non può essere altro che una scena madre, invero piuttosto forzata, in cui la memoria di Mia verrà ripulita di qualsiasi asprezza (non sia mai).