Tuesday, January 23, 2007

CHARLOTTE LINK:
LA CRISI NELL’ESISTENZA

Charlotte Link è un’autrice tra le più amate e seguite in Germania: a quarantadue anni vanta già una nutrita produzione di best-seller e una schiera di lettori appassionati. Se in Italia è conosciuta per i suoi avvincenti mystery, le sue origini come scrittrice sono però da ricercare nel romanzo storico, genere in cui si cimentò per la prima volta a soli sedici anni. È nel 1997, dopo la conclusione di una trilogia ambientata nella Germania dell’Ottocento, che avviene la svolta, con La casa delle sorelle. Una svolta che investe non solo il piano cronologico, ma anche le coordinate di ambientazione e di genere: è infatti il primo romanzo in cui la Link affronta il tempo presente, un’ambientazione “esotica” come l’Inghilterra, e il mystery. Il romanzo ha un successo notevole in patria, bissato dalla buona accoglienza nel nostro paese, e apre le porte ai romanzi che verranno: gialli atipici, il cui interesse principale risiede nelle dinamiche psicologiche dei personaggi, persone comuni alle prese con amori,relazioni fallite, tradimenti e, naturalmente, con il proprio lato oscuro. Tra i successi dell’autrice, ricordiamo La donna delle rose, L’uomo che amava troppo, Alla fine del silenzio.
Ho incontrato Charlotte Link all’Hotel Manin di Milano, in occasione della presentazione italiana del suo ultimo lavoro, La doppia vita, alle soglie dell’estate di quest’anno.

L’aspetto più notevole de La doppia vita è che tutti i (molti) personaggi hanno situazioni difficili da affrontare nella vita di relazione. L’intreccio giallo si innesta su una trama realistica di vita vissuta. Sia gli uomini che le donne hanno dei problemi con i rispettivi partner, amanti, o con l’assenza di essi. Si va dalla normalità, all’eccezionalità al puramente patologico, come nel caso della donna sfigurata dall’acne. Quello che colpisce alla fine del romanzo è che, in ogni caso, le vite di tutti subiscono uno stravolgimento, e non è detto che questo sia sempre senza lati positivi. Perché dunque l’attenzione per questo tipo di evoluzione della coppia, nonché della vita delle persone in generale?
Cerco sempre di mettere i miei personaggi in una situazione generale di crisi, crisi che può essere nella coppia, nel lavoro, o dovuta a una malattia; si tratta comunque di un momento specifico che fa vacillare la vita dai suoi normali binari, e in cui i meccanismi di difesa vengono meno, non funzionano più. È qua, dunque, che lo scrittore si inserisce per trovare il cuore dei personaggi. Il momento di crisi mette in luce non solo le nostre debolezze, ma anche, in qualche modo, consente una certa libertà, ed è per questo che rappresenta sempre un evento molto interessante da analizzare.

A quanto pare molti elementi delle sue storie si riallacciano al romanzo ottocentesco: il legame con il passato, i segreti che riaffiorano, i rapporti umani burrascosi, le passioni, le ambientazioni esotiche e piene di atmosfera, prima l’Inghilterra, poi la Francia. Si sente in qualche modo legata a una tradizione un po’ rétro che prende le mosse da quella letteratura, dal romanzo di genere, dal gotico? Quali sono le sue letture preferite e le maggiori influenze?
Sì, direi che ho un modo molto conservatore di scrivere e penso di essere prossima alla tradizione letteraria del Diciannovesimo secolo. Leggo soprattutto letteratura britannica, thriller, romanzi in genere ma ancora di più mi dedico alla lettura della narrativa scandinava, che da noi è diventata molto popolare in questi ultimi anni. Questo di sicuro ha influenzato il mio modo di scrivere. Ho sempre però una vera passione per le biografie storiche, ne leggo molte.

Lei è partita dal romanzo puramente storico per poi scriverne tanti che svelavano un legame, nello sviluppo della storia, tra alcuni avvenimenti passati e il presente. Ora è approdata a un romanzo che è ambientato interamente ai giorni nostri e in cui non prende più in considerazione periodi passati. Vorrei sapere se c’è un’epoca in cui si sente maggiormente a suo agio come scrittrice.
Adesso come adesso, preferisco decisamente le storie che si svolgono nella nostra epoca, mentre all’inizio scrivevo soltanto romanzi storici, ambientati prevalentemente nel Seicento e Settecento europei. Credo tuttavia che potrei cambiare ancora, tornando al romanzo storico, ma a un certo punto ho preferito cambiare per non rimanere incollata a quel genere, ho deciso di virare...

Come viene percepito il romanzo giallo nel suo paese, la Germania? Viene ancora relegato alla letteratura minore o gode di un certo prestigio “letterario”? Com’è il rapporto con i suoi lettori in quanto autrice di gialli?
Direi che in Germania il thriller va per la maggiore, è molto trendy, non solo fa tendenza ma attira un pubblico davvero vastissimo. Per quanto riguarda il mio personale rapporto con i lettori, è un rapporto che si è consolidato nel tempo, fin da quando scrivevo i romanzi storici. Adesso sono arrivata al punto che non mi chiedono più il romanzo storico, ma accettano quello che io decido di scrivere, indipendentemente dal genere. Il mio contatto con il pubblico si svolge anche in maniera epistolare e questo mi consente di mantenere un rapporto diretto e intenso con i miei lettori.

[La mia prima intervista, e si vede: domande troppo verbose!]

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