Thursday, July 26, 2007

Jonathan Coe
La pioggia prima che cada
Feltrinelli, pp. 224, euro 16
Traduzione di Delfina Vezzoli

Coe ha di recente pubblicato in patria Like a Fiery Elephant, imponente lavoro a metà tra il saggio e la biografia dedicato a B. S. Johnson, scrittore degli anni ‘60-’70 che rifiutò la forma tradizionale del romanzo come innaturale e tendenziosa, e dedicò la sua vita alla ricerca della verità attraverso la parola, conscio che, dopo Joyce e la Woolf, la letteratura "seria" non può più accontentarsi di trame ottocentesche e di personaggi nitidi e conclusi in sé. Evidentemente l'autore di Birmingham ne è stato influenzato, poiché ne La pioggia prima che cada abbandona gli intrecci sorprendenti dei suoi romanzi più celebri per adottare una narrazione più lineare, che all'onniscienza della terza persona sostituisce, in buona parte, la voce narrante di una donna anziana che ricorda gli avvenimenti della sua vita legati alle persone che per lei sono state più importanti, e si rivolge alla giovane donna la cui stessa esistenza è stata il risultato di amicizie, amori, incidenti e rotture susseguitisi in più di cinquant'anni di vita.
Non si può dire che il risultato sia pura avanguardia, e l'espediente usato da Coe non è nuovo. Se c'è una ricerca formale, questa risulta solo parzialmente riuscita, ma sono altri i motivi per cui si ama il libro. E' vero, si rimpiange il funambolico inventore di trame de La famiglia Winshaw o La casa del sonno, con il loro amalgama apparentemente improbabile di umorismo affilato e commozione: ne La pioggia prima che cada prevale una malinconia esistenziale più amara che nei romanzi precedenti (almeno fino ai tempi de Il circolo chiuso). Ciò che si ritrova intatta è la bravura dell'autore nel tratteggiare personaggi segnati dal destino, nel far vivere di vita propria i luoghi stessi, conferendo a ogni storia un senso di vera ineluttabilità, la stessa ineluttabilità che la narratrice, Rosamond, attribuisce al destinatario del suo racconto, la giovane Imogen.
Il rifiuto delle convenzioni romanzesche è più chiaro alla fine, in una laconica dichiarazione di intenti: la vita è più grande della finzione, nonostante qualsiasi tentativo di riordinarla tramite la scrittura – più complessa e caotica, e priva di quel senso di chiusura che rassicura il lettore di un romanzo. Non credete alle coincidenze significative di cui erano ricchi i miei romanzi, sembra dire Coe. Credete sempre, però, alla verità dei personaggi.

[Finalmente ho l'occasione di recensire uno dei miei autori preferiti!]

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