Mitch Cullin
Tideland
traduzione di Stefano Tummolini
Fazi
pagine 234, euro 14,50
Non si fatica a capire che cosa abbia colpito Terry Gilliam di questo formidabile romanzo dello statunitense Cullin tanto da trarne il suo ultimo film: il visionario regista fu-Monty Python abbraccia da sempre una poetica del mondo filtrata da occhi infantili e visioni iperboliche e orrorifiche. Occhi e visioni che, lungi dall’edulcorare la realtà, la reinterpretano con nuove chiavi di lettura.
La realtà narrata in Tideland è più che tetra: Jeliza-Rose, undicenne figlia di una rockstar in declino, si trova sola, dopo la morte per overdose di entrambi i genitori, in una casa colonica in mezzo ai campi di grano del Texas. In attesa di un impossibile risveglio del padre, la piccola vaga per i dintorni insieme alle sue uniche amiche, delle teste di bambola cui dà voce e personalità, e fa la conoscenza di due personaggi inquietanti, un’apicultrice che lei crede una strega – e gli eventi sembreranno darle ragione – e suo fratello ritardato, con cui scambia i primi baci. “Tideland” è il regno delle maree, il mondo sottomarino dove Jeliza-Rose e il ragazzo, Dell, trovano rifugio da una realtà che li schiaccia e nega loro un’affettività vera. Un mondo capovolto, come lo scuolabus rovesciato dove la ragazzina immagina le voci di compagni di scuola che non ha mai avuto.
La scrittura visionaria e vivida di Cullin, che narrando in prima persona dà vita a una Jeliza-Rose iperrealista, non risparmia al lettore nessun orrore né invenzione allucinante, in una favola più che mai oscura e opprimente. Ma a dominare su tutto è una profonda, straziante tristezza. Solo un evento eclatante e catartico, forse, potrà infine aprire uno spiraglio nella vita della ragazzina, una breccia che la potrà portare alla consapevolezza della realtà e alla maturità.
Adesso attendiamo solo di vedere la trasposizione filmica di Gilliam che, penalizzata dalla distribuzione, non ha ancora una data di uscita ufficiale in Italia. [aggiornamento: aprile 2007 :-)]
Tideland
traduzione di Stefano Tummolini
Fazi
pagine 234, euro 14,50
Non si fatica a capire che cosa abbia colpito Terry Gilliam di questo formidabile romanzo dello statunitense Cullin tanto da trarne il suo ultimo film: il visionario regista fu-Monty Python abbraccia da sempre una poetica del mondo filtrata da occhi infantili e visioni iperboliche e orrorifiche. Occhi e visioni che, lungi dall’edulcorare la realtà, la reinterpretano con nuove chiavi di lettura.
La realtà narrata in Tideland è più che tetra: Jeliza-Rose, undicenne figlia di una rockstar in declino, si trova sola, dopo la morte per overdose di entrambi i genitori, in una casa colonica in mezzo ai campi di grano del Texas. In attesa di un impossibile risveglio del padre, la piccola vaga per i dintorni insieme alle sue uniche amiche, delle teste di bambola cui dà voce e personalità, e fa la conoscenza di due personaggi inquietanti, un’apicultrice che lei crede una strega – e gli eventi sembreranno darle ragione – e suo fratello ritardato, con cui scambia i primi baci. “Tideland” è il regno delle maree, il mondo sottomarino dove Jeliza-Rose e il ragazzo, Dell, trovano rifugio da una realtà che li schiaccia e nega loro un’affettività vera. Un mondo capovolto, come lo scuolabus rovesciato dove la ragazzina immagina le voci di compagni di scuola che non ha mai avuto.
La scrittura visionaria e vivida di Cullin, che narrando in prima persona dà vita a una Jeliza-Rose iperrealista, non risparmia al lettore nessun orrore né invenzione allucinante, in una favola più che mai oscura e opprimente. Ma a dominare su tutto è una profonda, straziante tristezza. Solo un evento eclatante e catartico, forse, potrà infine aprire uno spiraglio nella vita della ragazzina, una breccia che la potrà portare alla consapevolezza della realtà e alla maturità.
Adesso attendiamo solo di vedere la trasposizione filmica di Gilliam che, penalizzata dalla distribuzione, non ha ancora una data di uscita ufficiale in Italia. [aggiornamento: aprile 2007 :-)]
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