MICHAEL ONDAATJE
Il cinema e l’arte del montaggio - Conversazioni con Walter Murch
Bompiani, pp. 284, €16,00
Traduzione di Gianni Pannofino ed Elena Rossi
Tra i libri di cinema, il genere delle “conversazioni” è di sicuro il più illuminante, oltre che il più piacevole. Registi come Hitchcock o Lynch, nelle loro celebri interviste raccolte in volume, hanno aperto uno squarcio su un mondo sconosciuto allo spettatore tipo, introducendolo tanto al sistema concreto e complesso dell’industria quanto al proprio universo personale. Il merito è svelare che dietro all’apporto a un film c’è un’ampia visione del mondo e che la scissione tra i concetti di “arte” e “tecnica” non ha ragion d’essere.
Se questo è scontato per la figura del regista, che dalla politique des auteurs in poi è visto come il vero artefice del film, più interessante è scoprire il contributo prezioso di mestieri che al grande pubblico appaiono nebulosi. Ondaatje, autore de Il paziente inglese, ha conosciuto sul set del film tratto dal suo romanzo Walter Murch, montatore di immagini e suoni per film come La conversazione e Apocalypse Now . Dai loro dialoghi emergono prospettive inconsuete: l’assonanza tra il lavoro di editing dello scrittore e quello del montatore del film, analogamente essenziali nel dare un senso all’opera, ma, in particolare, l’aspetto più affascinante del lavoro di Murch, ovvero l’utilizzo dei suoni nella narrazione cinematografica.
Non a caso il titolo originale dell’opera è The Conversations: al pari dell’anti-eroe coppoliano Harry Caul, il poliedrico editor si rivela un “voyeur uditivo”, un conoscitore profondo del portato emotivo del suono, del modo in cui un rumore può agire sull’inconscio, e del suo valore metaforico oltre che concreto nell’economia di una scena filmica.
Murch, oltre al “craft”, possiede appunto una vera e propria visione del mondo, con una lucida prospettiva storica che gli consente di abbracciare con lo sguardo la storia umana attraverso l’arte e di interrogarsi quindi sul significato dell’esperienza cinematografica. Quale sarà il suo destino?
Un’opera di grande ispirazione, ancor più che di informazione.
Il cinema e l’arte del montaggio - Conversazioni con Walter Murch
Bompiani, pp. 284, €16,00
Traduzione di Gianni Pannofino ed Elena Rossi
Tra i libri di cinema, il genere delle “conversazioni” è di sicuro il più illuminante, oltre che il più piacevole. Registi come Hitchcock o Lynch, nelle loro celebri interviste raccolte in volume, hanno aperto uno squarcio su un mondo sconosciuto allo spettatore tipo, introducendolo tanto al sistema concreto e complesso dell’industria quanto al proprio universo personale. Il merito è svelare che dietro all’apporto a un film c’è un’ampia visione del mondo e che la scissione tra i concetti di “arte” e “tecnica” non ha ragion d’essere.
Se questo è scontato per la figura del regista, che dalla politique des auteurs in poi è visto come il vero artefice del film, più interessante è scoprire il contributo prezioso di mestieri che al grande pubblico appaiono nebulosi. Ondaatje, autore de Il paziente inglese, ha conosciuto sul set del film tratto dal suo romanzo Walter Murch, montatore di immagini e suoni per film come La conversazione e Apocalypse Now . Dai loro dialoghi emergono prospettive inconsuete: l’assonanza tra il lavoro di editing dello scrittore e quello del montatore del film, analogamente essenziali nel dare un senso all’opera, ma, in particolare, l’aspetto più affascinante del lavoro di Murch, ovvero l’utilizzo dei suoni nella narrazione cinematografica.
Non a caso il titolo originale dell’opera è The Conversations: al pari dell’anti-eroe coppoliano Harry Caul, il poliedrico editor si rivela un “voyeur uditivo”, un conoscitore profondo del portato emotivo del suono, del modo in cui un rumore può agire sull’inconscio, e del suo valore metaforico oltre che concreto nell’economia di una scena filmica.
Murch, oltre al “craft”, possiede appunto una vera e propria visione del mondo, con una lucida prospettiva storica che gli consente di abbracciare con lo sguardo la storia umana attraverso l’arte e di interrogarsi quindi sul significato dell’esperienza cinematografica. Quale sarà il suo destino?
Un’opera di grande ispirazione, ancor più che di informazione.
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