Taichi Yamada
Estranei
Nord, euro 14
Una ghost story in cui il fantasma è, forse, l’ombra del rimpianto. Opera di un veterano della tv e della narrativa nipponiche, Estranei è un romanzo che alla pulita linearità di uno stile minimalista unisce una complessità di emozioni e suggestioni che, colpendo la sensibilità del lettore, lascia un’eco che va oltre il tempo della fruizione. Stupisce sempre l’approccio degli autori giapponesi al soprannaturale: non si tratta mai di un pretesto per regalare brividi a buon mercato o suscitare sterile meraviglia, come negli horror modaioli sfornati da Hollywood, ma dell’espressione di una spiritualità vissuta con riverenza e... gratitudine (si veda l’ultima frase di questo romanzo per averne un esempio).
Protagonista di Estranei è Hideo, un uomo di mezz’età rassegnato alla mediocrità della propria vita professionale e soprattutto personale, divorziato da poco e in freddi rapporti con il figlio, il quale si imbatte accidentalmente in due persone che sono pressoché identiche ai genitori morti quando era un ragazzino. L’incredibile evento lo risucchia in un vortice di emozioni e sentimenti rimossi, a mano a mano che in lui si insinua sempre più la convinzione che si tratti veramente dei genitori defunti. Nel frattempo, nel grande stabile dove si è trasferito da poco, Hideo instaura un rapporto sentimentale con una vicina di casa bella e sfortunata. I due incontri gli fanno riscoprire il calore del contatto umano che egli aveva da tempo dimenticato. È un percorso (re)iniziatico che lo riporterà a vivere e mettersi in gioco di nuovo, abbattendo la coltre di apatia e di isolamento dietro cui si nascondeva dagli altri e da se stesso. Data l’eccezionalità delle circostanze, però, non potranno mancare ostacoli inattesi...
Come nella migliore tradizione gotica, nel bel romanzo di Yamada ci sono una fanciulla con un segreto, specchi che mentono come fossero il ritratto di Dorian Gray, e una casa, per la precisione un condominio immenso che si svuota alla sera, poiché quasi tutti gli appartamenti sono esclusivamente adibiti a ufficio, proprio sopra una delle strade più trafficate di Tokyo. Un setting privo del romanticismo delle antiche dimore infestate, ma non meno inquietante. Non potrebbe essere ormai più evidente che il mistero e l’orrore, troppo spesso legati a cliché svuotati di senso, possano scaturire in realtà solo da una condizione umana e psicologica esplorata sapientemente. Yamada riesce brillantemente nell’intento, raccontando la sconvolgente normalità del soprannaturale. Una storia originale in cui il metaforico e il verosimile si scontrano, lasciando il lettore nello stato d’animo più straniante: il dubbio.
Estranei
Nord, euro 14
Una ghost story in cui il fantasma è, forse, l’ombra del rimpianto. Opera di un veterano della tv e della narrativa nipponiche, Estranei è un romanzo che alla pulita linearità di uno stile minimalista unisce una complessità di emozioni e suggestioni che, colpendo la sensibilità del lettore, lascia un’eco che va oltre il tempo della fruizione. Stupisce sempre l’approccio degli autori giapponesi al soprannaturale: non si tratta mai di un pretesto per regalare brividi a buon mercato o suscitare sterile meraviglia, come negli horror modaioli sfornati da Hollywood, ma dell’espressione di una spiritualità vissuta con riverenza e... gratitudine (si veda l’ultima frase di questo romanzo per averne un esempio).
Protagonista di Estranei è Hideo, un uomo di mezz’età rassegnato alla mediocrità della propria vita professionale e soprattutto personale, divorziato da poco e in freddi rapporti con il figlio, il quale si imbatte accidentalmente in due persone che sono pressoché identiche ai genitori morti quando era un ragazzino. L’incredibile evento lo risucchia in un vortice di emozioni e sentimenti rimossi, a mano a mano che in lui si insinua sempre più la convinzione che si tratti veramente dei genitori defunti. Nel frattempo, nel grande stabile dove si è trasferito da poco, Hideo instaura un rapporto sentimentale con una vicina di casa bella e sfortunata. I due incontri gli fanno riscoprire il calore del contatto umano che egli aveva da tempo dimenticato. È un percorso (re)iniziatico che lo riporterà a vivere e mettersi in gioco di nuovo, abbattendo la coltre di apatia e di isolamento dietro cui si nascondeva dagli altri e da se stesso. Data l’eccezionalità delle circostanze, però, non potranno mancare ostacoli inattesi...
Come nella migliore tradizione gotica, nel bel romanzo di Yamada ci sono una fanciulla con un segreto, specchi che mentono come fossero il ritratto di Dorian Gray, e una casa, per la precisione un condominio immenso che si svuota alla sera, poiché quasi tutti gli appartamenti sono esclusivamente adibiti a ufficio, proprio sopra una delle strade più trafficate di Tokyo. Un setting privo del romanticismo delle antiche dimore infestate, ma non meno inquietante. Non potrebbe essere ormai più evidente che il mistero e l’orrore, troppo spesso legati a cliché svuotati di senso, possano scaturire in realtà solo da una condizione umana e psicologica esplorata sapientemente. Yamada riesce brillantemente nell’intento, raccontando la sconvolgente normalità del soprannaturale. Una storia originale in cui il metaforico e il verosimile si scontrano, lasciando il lettore nello stato d’animo più straniante: il dubbio.
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