Joseph Connolly
Vacanze inglesi
Traduzione di Marco Pensante
Il Saggiatore
pagine 375, € 17
Nella Londra del decennio scorso, due coppie di vicini di casa e amici decidono di passare le vacanze nello stesso luogo di villeggiatura. Howard ed Elizabeth sono agiati, Brian e Dotty invece sono quasi sul lastrico, tanto che con gran vergogna devono rassegnarsi ad alloggiare segretamente in una roulotte. A complicare la situazione arrivano l’amica Melody con figlioletta indesiderata al seguito e altri personaggi quali Colin, sedicenne figlio dei due spiantati e in piena crisi ormonale, la splendida Lulu e il suo gelosissimo marito. Nel frattempo, negli Stati Uniti, Katie, capricciosa figlia adolescente di Elizabeth e Howard, maltratta Norman, dipendente di suo padre e insensatamente innamorato di lei. Un party di fine estate riunirà tutti quanti, e con loro le fila delle vicende.
Joseph Connolly racconta un universo di uomini e donne che definiscono se stessi attraverso ciò che possiedono, che si tratti di denaro, status symbol o altre persone. Ossessionati dal sesso, allegramente amorali, sono propensi al tradimento e alla bi-curiosità. Attraversare la vita senza rifletterci troppo su è la loro filosofia di vita. La maggiore vergogna possibile per loro è non avere abbastanza mezzi economici per “stare al passo con i Jones”, come si dice nel mondo anglosassone – e fa abbastanza impressione, in un’epoca di generale recessione, vedere come uno dei personaggi maggiormente ridicolizzati sia Brian, che si dedica al bricolage riutilizzando oggetti dismessi e che, nel tentativo di garantire in qualche modo a moglie e figlio una vacanza, non ottiene che il loro disprezzo.
Il romanzo di Connolly è tutto qua: pervaso da un allegro cinismo, non rinuncia ad alcun equivoco, doppio senso o improbabile coincidenza per portare avanti la vicenda. E’ evidente che l’aspirazione dell’autore è tratteggiare una satira della middle class inglese, ma manca di sottigliezza e di profondità e non va oltre il livello della farsa – complessivamente divertente, ma poco originale e in definitiva trascurabile.
Vacanze inglesi
Traduzione di Marco Pensante
Il Saggiatore
pagine 375, € 17
Nella Londra del decennio scorso, due coppie di vicini di casa e amici decidono di passare le vacanze nello stesso luogo di villeggiatura. Howard ed Elizabeth sono agiati, Brian e Dotty invece sono quasi sul lastrico, tanto che con gran vergogna devono rassegnarsi ad alloggiare segretamente in una roulotte. A complicare la situazione arrivano l’amica Melody con figlioletta indesiderata al seguito e altri personaggi quali Colin, sedicenne figlio dei due spiantati e in piena crisi ormonale, la splendida Lulu e il suo gelosissimo marito. Nel frattempo, negli Stati Uniti, Katie, capricciosa figlia adolescente di Elizabeth e Howard, maltratta Norman, dipendente di suo padre e insensatamente innamorato di lei. Un party di fine estate riunirà tutti quanti, e con loro le fila delle vicende.
Joseph Connolly racconta un universo di uomini e donne che definiscono se stessi attraverso ciò che possiedono, che si tratti di denaro, status symbol o altre persone. Ossessionati dal sesso, allegramente amorali, sono propensi al tradimento e alla bi-curiosità. Attraversare la vita senza rifletterci troppo su è la loro filosofia di vita. La maggiore vergogna possibile per loro è non avere abbastanza mezzi economici per “stare al passo con i Jones”, come si dice nel mondo anglosassone – e fa abbastanza impressione, in un’epoca di generale recessione, vedere come uno dei personaggi maggiormente ridicolizzati sia Brian, che si dedica al bricolage riutilizzando oggetti dismessi e che, nel tentativo di garantire in qualche modo a moglie e figlio una vacanza, non ottiene che il loro disprezzo.
Il romanzo di Connolly è tutto qua: pervaso da un allegro cinismo, non rinuncia ad alcun equivoco, doppio senso o improbabile coincidenza per portare avanti la vicenda. E’ evidente che l’aspirazione dell’autore è tratteggiare una satira della middle class inglese, ma manca di sottigliezza e di profondità e non va oltre il livello della farsa – complessivamente divertente, ma poco originale e in definitiva trascurabile.