Thursday, October 11, 2012


Sara Levine
L’isola del tesoro!!!
Traduzione di Claudia Valeria Letizia
e/o
Pagine 200, € 18

Venticinque anni, indecisa cronica e abituata a lasciarsi portare dalla corrente, la protagonista (senza nome) de L’isola del tesoro!!! scopre il libro di Stevenson e cambia la propria vita. Usandolo come una sorta di manuale self-help, la ragazza adotta una nuova filosofia improntata ad audacia, risolutezza, indipendenza (e battersi la grancassa). Ottimo, no? No, perché in realtà la nostra non fa che regredire a uno stato adolescenziale improntato all’egomania e all’autoillusione, convinta di aver ampliato la propria coscienza ma in realtà incapace di prendere atto della realtà che la circonda e tantomeno delle motivazioni altrui. E d’altronde, cosa dobbiamo pensare di una narratrice (in prima persona) che esordisce così? “Sulla scia dell’avventura che ho vissuto, ho deciso di scrivere tutto ... senza tenermi dentro niente, neanche i nomi di amici e parenti che mi hanno afflitto con i loro problemi.” A queste parole segue, sulla pagina, un’illustrazione che mostra come il tratto della penna usata sia migliorato dopo che lei l’ha agitata scaldandone l’inchiostro.  
Si ha appena il tempo di domandarsi se si tratti dell’ennesima collezione di stravaganze “carine”, che il romanzo della Levine ha già conquistato il lettore con il suo fascino ispido. Sorta di parodia del romanzo di formazione (quale è il classico stevensoniano), vede la sua idiosincratica protagonista, invece di evolvere, perdere ciò che ha: un lavoro, la vita di coppia, l’indipendenza dai genitori, l’amica più cara. Ma a cosa servono queste cose quando nella propria mente si è un’avventuriera che vive ogni giorno al massimo, rendendo più nobile il proprio animo? 
La Levine, insegnante di scrittura creativa alla sua opera prima, è sapiente nel disseminare, tra un episodio buffo e una metafora stramba, indizi sulla personalità disturbata della sua anti-eroina (un modello femminile in negativo molto moderno e in controtendenza con gli stereotipi della letteratura rosa, ma in sintonia con certo cinema statunitense). Una scrittura solo apparentemente casuale e ingenua, che rivela un’autrice da tenere d’occhio.